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L'adolescenza oggi è molto diversa da quelle passate.

Diverse sono le famiglie e il modo di educare i figli.

In passato la famiglia credeva in valori che venivano considerati sopra le famiglie stesse, dello Stato, di Dio. I figli nascevano nel peccato e potevano redimersi incarnando quei valori, etici e morali, che li avrebbero portati a diventare degli adulti in grado di rispettare gli altri, prendersi cura di loro.

Prima, in altre parole, l'oggetto era più importante del soggetto. L'opinione altrui (quella delle insegnanti, dei vicini di casa, dei parenti) era il criterio fondamentale su cui basare la propria esistenza.

E se la maestra diceva che non eri un bravo bambino, un bravo bambino tu, non lo eri!

Tutto ciò era supportato da una visione del futuro certa e rassicurante. Prima, se studiavi, trovavi un buon lavoro e sapevi esattamente cosa saresti andato a fare. I genitori, crescevano i figli credendo fermamente in quel futuro, e per quei bambini, il futuro, era un percorso tracciato e difficilmente modificabile.

Oggi le cose sono un po' cambiate.

Non in peggio, né in meglio. Semplicemente quelle vite, a quei protagonisti, sono sembrate rigide senza possibilità di espressione. Quella visione incanalava le personalità in cunicoli stretti e ben delineati, dai quali non si poteva uscire.

Gli adolescenti di ieri (che sono i nonni e i bis nonni di oggi) hanno sentito l'esigenza di lottare per dare la propria personale pennellata alla tavolozza della vita. 

Contemporaneamente alla caduta del welfare e ad un futuro incerto e poco rassicurante, l'espressione della personalità è diventato il valore fondamentale da perseguire.

I bambini sono speciali fin dalla vita intrauterina e già destinati, nelle aspettative genitoriali, a diventare tutto ciò che vorranno essere. I nostri ragazzi crescono in un clima di specialità fino all'adolescenza, epoca in cui si intraprendono le prime relazioni amicali fuori dalle mura domestiche.

E proprio lì, lo sguardo di ritorno dell'altro, può rappresentare uno specchio spietato di tutto ciò che avrebbero dovuto essere, e non sono.

Se il sentimento per antonomasia dell'adolescenza precedente era il senso di colpa, oggi, quest'ultimo, lascia il posto alla vergogna. Per non provarla siamo disposti a tutto: cercare popolarità in qualunque modo essa possa essere garantita, oppure abdicare completamente alle relazioni faccia  a faccia rinchiudendosi in camera in un mondo virtuale. Incompresi e soli. Fragili. Spregiudicati e crudeli. Si diventa qualunque cosa pur di essere visti, riconosciuti, e sfuggire così al mostro spietato della vergogna.

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L'adolescenza oggi

L’adolescente, e il suo desiderio di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro.
(Jacques Drillon)

Dott.ssa Federica Castellano
Psicologa Psicoterapeta
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